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Mia figlia far la cassiera

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Mia figlia farà la cassiera,
Se sarà fortunata farà la cassiera
O la donna delle pulizie in una ditta importante
Se sarà fortunata. Non è laureata mia figlia,
D'altronde non tutti e non sempre
Nascono coi genitori giusti
O portati al sapere.
Così mia figlia farà la cassiera
Se sarà fortunata. Una volta
Almeno si sperava nel buon partito, ma oggi
Dei buoni partiti abbiamo solo le ceneri
E poi giustamente le donne
Hanno conquistato la loro indipendenza
E l'idea di dipendere da un uomo per noi oramai
È diventata una bestemmia profana.
Mia figlia farà la cassiera se sarà fortunata
O la donna delle pulizie dentro gli uffici, se sarà fortunata.
Una volta almeno c'erano le fabbriche,
Che non erano certo il paradiso ma neppure
Questo inferno della disoccupazione;
C'erano ancora le fabbriche ieri,
Un'era che oggi appare lontana.
Chissà se mia figlia farà mai la cassiera.

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 Loredana Savelli - 21/02/2018 09:34:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

L’ho molto apprezzata per il tono amarognolo e sincero. Per quello che non dice, facendo parlare il dato di realtà. Perché è una poesia fiera.

 Ferdinando Battaglia - 21/02/2018 06:39:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

Far, mettiamo in discussione l’egocentrismo delle classi dominanti (anche gli intellettuali vi appartengono, salvo eccezioni): forse la rovina è la loro e non la tua...


Grazie a tutti.

 Edi Davoli - 20/02/2018 20:46:00 [ leggi altri commenti di Edi Davoli » ]

Piaciuta Ferdinando, un triste spaccato della nostra società.

 Salvatore Pizzo - 20/02/2018 17:06:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

...Mi pare che l’abbia già detto qualcuno non molti anni fa: non si può pretendere che, i figli dei lavoratori, abbiano le stesse possibilità di quelle di un medico o professionista. Si era quasi chiusa quella finestra che permetteva una certa mobilità sociale. Le scuole serali permettevano di acquisire quel tanto che permettesse ad un lavoratore di conquistarsi un pezzo di carta per non essere più considerato mera forza lavoro. Poi, con il governo dei tecnici, arrivò la chiusura definitiva: il lavoro non è più un diritto, un ascensore sociale, bensì una elargizione dall’alto, un atto di magnanimità per il quale non si può che essere eternamente grati, sempre che ce ne sia data la possibilità. Sembra siano passati anni luce: la meritocrazia s’è trasformata in sistema autocratico che ricostituisce caste, ingessandole per garantirne i privilegi al loro interno...
Giunge forte e chiara, peccato che non ci sia peggior sordo di chi non vuol sentire...
Un caro saluto.

 Franca Alaimo - 20/02/2018 16:29:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

una poesia "arrabbiata" anche se i versi scorrono limpidissimi.
Ma le stoccate sono tante: ai partiti politici, andati in cenere; alla nuova povertà progettata dal sistema economico; alla casta che se ne strafrega del destino dei deboli (tanto, i figli di papà vanno a studiare all’estero o nelle più prestigiose università).
Se l’ideale è diventato così modesto e pur tuttavia difficile da raggiungere, dobbiamo chiederci cos’è successo, cosa, cosa di tanto orribile e perché...
Una bella poesia impegnata questa di Nando.

 Robert Wasp Pirsig - 20/02/2018 11:38:00 [ leggi altri commenti di Robert Wasp Pirsig » ]

Mi piaci, belluomo: creativo, ironico, sottotraccia on the road. La tua natura espressiva è un bosco molto ricco di perenni e more.
Grazie.

 Laura Turra - 20/02/2018 11:24:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Tema di estrema attualità, quello del lavoro, uno dei più importanti da affrontare. Indipendentemente da quello che farà tua figlia nella vita, spero che sia felice.
Tutto e tutti oggi dicono ai giovani che bisogna mirare a quello che si può raggiungere, senza alzare troppo lo sguardo, e cercare di stare bene. Ma c’è una grande differenza tra "stare bene" e "essere felici". Si deve domandare insistentemente di essere felici. E la felicità è sempre, indissolubilmente legata all’intuizione di un oltre.
Un grande abbraccio, Nando!

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